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L'ACCOMPAGNATRICE
(L'ACCOMPAGNATRICE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 dicembre 1992
 
di Claude Miller, con Romane Bohringer, Richard Bohringer, Elena Safonova (Francia, 1992)
 
Claude Miller, l'inventore di Charlotte Gainsbourg, clona un altro anatroccolo: e Romane Bohringer, a qualche settimana dalla sua prima apparizione sullo schermo nel molto "in" LES NUITS FAUVES, debutta accanto al padre Richard.

A parte queste considerazioni semi-mondane L'ACCOMPAGNATRICE è anche un romanzo di Nina Berberova, che il regista risitua negli anni dell'Occupazione: la ventenne Sophie, sguardo basso, rossori diffusi, due biscotti a cena e gli abiti frusti che quei tempi miseri riservavano ai più, incontra la grande, splendente, disinvolta cantatrice Irène Brice (Elena Safonova). Assunta come "accompagnatrice" al pianoforte della diva, Sofia l'ammira e l'invidia al tempo stesso. Non è soltanto una questione di fascino, d'estrazione sociale o di talento artistico: accanto ad un marito che fa affari con Vichy (Richard Bohringer), tempestata di telefonata da parte di amanti seducenti ed altri semplicemente teuto-occupanti, la nostra diva ha il sorriso radioso ma il cuore - come si dice - infranto. Poiché gloria e successo - tale sembra essere il messaggio milleriano - fanno difficilmente a meno dei compromessi politici e psicologici.

È sullo sguardo d'amore e odio della piccola Sofia per la grande Irene, sulla battaglia a colpi di sorrisi generosi ma anche compiacenti, sui rossori compiaciuti ma pure furiosi fra le due donne che Claude Miller avrebbe potuto organizzare il proprio sguardo di cineasta. Una tensione espressiva, una battaglia di rinvii fra servi e padroni alla Joseph Losey che avrebbe condotto lontano la navicella di Miller.

Ma tra il rigore registico del regista francese e quello dell'autore di Mr. KLEIN c'è un abisso; poiché mai quella del primo riesce ad imporre la propria legge, a stabilire i propri diritti. Lo stile di Claude Miller è certamente elegante; ma rimane illustrativo, per non dire decorativo. Non c'è traccia nella sceneggiatura di un tentativo di strutturazione, di epurazione di tutto ciò che è superfluo, per giungere ad una sintesi drammatica delle intenzioni. I personaggi, gli avvenimenti rimangono così prevedibili, schematici, approssimativi: Bohringer-padre sorseggia champagne a Parigi, ben felice della propria situazione di dichiarato profittatore al disopra delle parti: cinque minuti dopo lo ritroviamo in piena crisi di coscienza, pronto a piantar tutto per raggiungere i patrioti di de Gaulle.

Partito con le grandi ambizioni dello scontro fra due coscienze private che è supposto riflettere quello storico ed universale che lo circonda, L'ACCOMPAGNATRICE si adatta ben resto a ben più umili bisogna: gli incerti non proprio straordinari di un amore adolescenziale per la giovane Bohringer, un improbabile suicidio riparatore per Bohringer senior, un adulterio piuttosto banale, che si protrae interminabilmente nella Londra bombardata dalla V2, per la squisita Sofanova.

Il transfer fra le due rimane, come si diceva ai bei tempi, nella penna dell'autore.


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